Pensieri ed Emozioni

La Famiglia del “Mulino Bianco” non esiste

Nel corso degli anni, tante volte le persone mi hanno detto: «Sei fortunata. Hai una bella famiglia: unita». Quando me lo dicono sorrido perché mi sono interrogata spesso se davvero fosse così, o se la percezione che ha la gente è come quella che ho io, quando guardo ciò che mostrano gli altri sui social o se semplicemente deriva da quello che racconto della mia famiglia. Insomma se è davvero reale.

Forse unita direi di si, ma è una condizione che abbiamo raggiunto nel tempo, con impegno. Non ho mai pensato che la mia famiglia fosse speciale o migliore delle altre. Anzi, non siamo così perfetti come possiamo sembrare, al contrario come tutte le famiglie ci siamo scontrati, abbiamo litigato e non ci siamo parlati per giorni. In momenti di dolore ci siamo vomitati addosso le nostre frustrazioni, abbiamo cercato un colpevole per la nostra infelicità solo per sentirci meglio. Ci siamo sentiti soli. Di sicuro, tante volte li ho feriti, perché quando sono arrabbiata partorisco parole piene di rancore. Parole di cui mi pento e di cui mi vergogno che mi portano quasi sempre a dire: «scusa».

Io e miei fratelli siamo come diceva mio padre: «come le dita della mano, tutte diverse». E come tali non sempre siamo d’accordo su tutto, anzi ci confrontiamo spesso e discutiamo animatamente. Da bambini abbiamo sofferto insieme per le stesse situazioni in maniera diversa. E tutti e tre, da adulti, abbiamo fatto i conti con i nostri demoni. Non siamo riusciti a mettere tutto in ordine, a perdonarci i “fallimenti”, ogni tanto succede ancora di incolparci a vicenda. Ma dura poco, perché l’affetto che ci lega supera tutto e alla fine torniamo sempre a “casa”.

A mio fratello Giuseppe vorrei dire che non deve dimostrare più nulla. Anche se non si è laureato non è un “fallito”, e che deve smettere di pensarlo. “Fallito”, quante volte crescendo ho sentito dire questa parola, ma quando davvero una persona si può definire come tale? Mi ha sempre ferito sentirla pronunciare ai miei genitori. Perché crescendo, mi sono resa conto, che non è un pezzo di carta che ci contraddistingue ma soprattutto non qualifica chi siamo. Io trovo mio fratello molto più in gamba di tanta gente laureata che conosco. Ma soprattutto, gli riconosco il coraggio di costruire e di emergere. La voglia di non arrendersi mai nonostante gli imprevisti.

A mio fratello Matteo Giorgio invece, vorrei dirgli di essere meno severo con se stesso e di far pace con il ragazzino di 15 anni che è dovuto crescere troppo in fretta e che ha subito un’ingiustizia, perdendo così la sua spensieratezza. Vorrei che vivesse con più leggerezza e si ricordasse di prendersi cura del bambino che c’è in lui e che ha trascurato per troppo tempo.

E infine ci siamo io e mia mamma, che di rado siamo d’accordo su qualcosa, anzi quasi mai. Lei mi vorrebbe con i capelli lunghi e io mi raso o li porto corti. Lei mi vorrebbe sposata e con dei figli e io continuo a viaggiare e a cercare il mio posto nel mondo. Non le piacciono i tatuaggi e io li ho fatti comunque. Abbiamo una visione della vita completamente diversa, spesso battibecchiamo perché lei vorrebbe convincermi delle sue idee e del suo modo di vedere le cose “bianche o nere” ed io continuo a volerle far vedere il mio mondo di colori.

In tutti questi anni, l’ho sempre sentita severa nei nostri confronti. Ho avuto la sensazione che quello che facevamo non era mai abbastanza, ho cercato di continuo la sua approvazione. Da bambina avrei tanto voluto che mi dicesse: «Brava», ma l’ha detto pochissime volte. Mi sono sentita dire invece: «hai fatto il tuo». Sono stata arrabbiata per anni con lei, perché quel suo modo di fare mi ha ferita e ho pensato che non notasse mai tutti i miei sforzi e il mio impegno. E questo mi ha portato inevitabilmente a credere poco in me stessa e a pensare di non essere abbastanza.

Ora sono cresciuta e ho fatto pace con la bambina che c’è in me, ma soprattutto ho perdonato mia mamma, perché ho capito che ha fatto il massimo per noi. Il massimo delle sue capacità. E le sue capacità erano limitate, se penso che lei ha avuto una mamma come Delia in “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi.

La verità è che nessuno ti insegna a fare il Genitore e non c’è un manuale scritto da poter seguire. Ognuno prova a fare il meglio che può. Allo stesso tempo, ho realizzato che nessuno ti insegna ad essere Figlio, e vi assicuro che riuscire a soddisfare le aspettative dei propri genitori è davvero difficile. Nessuno sceglie la propria famiglia, semplicemente prendiamo quello che ci capita. Ma tante volte ci dimentichiamo che tutti i membri sono stati testimoni di ogni tuo giorno, di ogni tuo fallimento, di ogni traguardo, ma soprattutto di ogni tuo dolore. E questo è irripetibile e penso che merita sempre un tentativo di riappacificazione. Mio padre mi diceva sempre: «ricordati che il sangue non deve diventare mai acqua». Ero troppo piccola per capire il senso di questa frase, ma ora so cosa voleva dire.

Non so se sono una brava figlia, so di aver deluso tante volte le aspettative dei miei genitori, ma nel tempo ho imparato ad accettarmi per come sono, a non plasmarmi in base a quello che gli altri si aspettano da me e ad essere sempre me stessa. E anche se vivo lontano ho promesso di ritagliarmi, ogni anno, del tempo di qualità da trascorrere con la mia famiglia, ma soprattutto con mia mamma. E il mio modo silenzioso per dirle: «Grazie». Grazie perché ora, nel suo essere stata una mamma severa, riesco a vederci tutto l’amore del mondo. E adesso quando la guardo, vedo una donnina fragile che ha dato tutto quello che aveva per noi, e continua ancora a farlo. Ma soprattutto sento che anche lei mi ha perdonato, e ora mi accetta per come sono, senza provare a rendermi come mi immaginava.

Non pensate che la vostra famiglia è peggiore delle altre, semplicemente guardando da fuori la vita degli altri. Le persone mostrano solo quello che vogliono, ma vi assicuro che nessuna famiglia è perfetta. Nemmeno la mia lo è. La famiglia del “Mulino Bianco” non esiste e chi vuole farvelo credere, mente. Tutte le famiglie sono imperfette e sono belle proprio per questo. Forse il segreto sta solo nel perdonarsi gli “errori” commessi senza intenzione e volersi bene, perché non siamo infallibili.

Piuttosto fate questo, promettetevi quello che ci diciamo io e miei fratelli quando siamo in difficoltà. Come recita una canzone di Dolcenera: «Qualunque cosa accada, noi ci vediamo a casa».

2 commenti

  • Serena

    Quanta verità! L’amore di una famiglia, quando c’è, potrebbe attraversare anche la peggiore delle tempeste…dovremmo imparare ad esser felici, ogni tanto, di ciò che abbiamo piuttosto che pensare a ciò che non abbiamo. Perché il tempo è poco e non si può mai tornare indietro❤️

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