Racconti

Cosa mi piace fare?

Dicembre 2023

Paolo per Natale mi ha regalato un corso di scrittura emozionale. Era qualche giorno prima di Natale, lo ricordo perfettamente. Era sera ed eravamo a casa, sul nostro divano e io ho guardato quel foglio perplessa. Erano mesi che mi diceva che ero brava a scrivere e che dovevo coltivare questa passione, mi ripeteva di seguire la pagina di una scrittrice: “La Gazza”, ma io come sempre rimandavo. Sono bravissima a procrastinare, lo faccio da una vita.

«Guarda che è brava. Sono sicuro che ti piacerà» mi disse.

Io non lo volevo fare quel corso di scrittura. Intimamente lo vivevo come un altro impegno che non volevo prendere in quel momento, ero stanca dal lavoro e dai vari impegni. Non l’ho mai detto a Paolo, ma sono sicura che l’ha percepito lo stesso perché mi conosce. La vedevo una scocciatura, quattro lezioni da seguire a gennaio, ogni giovedì sera per due ore su zoom. Eppure l’ho fatto per Paolo perché non volevo buttare via quel regalo, il suo impegno e i suoi soldi. Ma soprattutto non volevo ci rimanesse male.

Non ho saltato nemmeno una lezione, ho fatto cambi turno a lavoro e ho rispettato l’impegno preso anche quando ero stanca e non avevo voglia. Mi sono collegata ogni giovedì sera insieme ad altre sei ragazze che non avevo mai visto prima. Sei donne che erano delle estranee per me.

Ogni settimana ho avuto i compiti per casa. Esercizi che all’inizio ho odiato e ho maledetto Paolo per quel regalo e per quell’impegno che mi ha procurato senza che lo avessi richiesto.

Sono rimasta seduta a fissare il mio quaderno arancione e quel foglio a righe per diversi minuti. Minuti che sono diventate ore. Ho impugnato la mia penna nera e ho iniziato a scrivere. Ho riversato tutte le mie emozioni, il mio dolore e le mie speranze su quel foglio. Un foglio bianco che nel tempo è diventato un amico: è stato presente, mi ha ascoltato, mi ha accolto e non mi ha mai giudicata.

Lentamente il mio quaderno si è riempito. Pagina dopo pagina. Giorno dopo giorno. Esercizio dopo esercizio. E quelle che mi sono sembrate all’inizio delle perfette sconosciute, sono diventate delle amiche a cui confidare i miei pensieri più reconditi. Anche quelli di cui ti vergogni e che non riusciresti a raccontare nemmeno al tuo migliore amico. Abbiamo condiviso paure, dolori e un immenso affetto.

Ad un tratto – senza accorgermene – non vedevo l’ora arrivasse il giovedì sera. Quell’appuntamento settimanale ormai faceva parte della mia quotidianità e mi piaceva. L’ultimo giorno ero triste all’idea che non ci saremmo più viste e quando Sara mi ha detto che ci sarebbe stato un’altro corso – da marzo a maggio – di scrittura creativa con la possibilità di pubblicare un racconto, ho deciso di iscrivermi e di proseguire questo cammino. Ogni giovedì sera per altri due mesi.

Giugno 2024

Sono a letto. Ho da poco consegnato via e-mail il mio racconto con la speranza che vada bene. Un racconto che parla di mio padre, di un giorno che mi ha cambiato la vita per sempre. Dopo anni mi sento euforica, in ansia e felice per qualcosa di bello. Dopo tanto tempo nutro di nuovo un sogno. Un sogno tutto mio che mi fa dormire poco, mi fa venir voglia di inseguirlo e di impegnarmi tanto. Arriva Paolo a interrompere quel flusso di pensieri, lo guardo e gli dico: «grazie per avermi regalato quel corso di scrittura», mentre una lacrima di commozione riga il mio viso.

«Ho sperato che lo dicessi», mi sorride e mi da un bacio dolce.

Agosto 2024

E’ una giornata di fine agosto, non troppo calda e sono in spiaggia con mio fratello, mio nipote e mia mamma. Sono anni che non andiamo al mare tutti insieme, abbiamo scelto di andare al Lido Riccio, vicino ad Ortona. Ci dedichiamo del tempo in famiglia, tra un bagno in mare, giochi con la sabbia e un gelato sul lido. Una giornata lenta, scandita solo da quello che ci piace fare, da abbracci e risate di gusto.

Vado al bar del lido con mio fratello per prendere insieme un caffè, anche se so già che prenderà una coca cola. Questa piccola abitudine mi fa sorridere perché nonostante ora siamo adulti, mi ricorda sempre i ragazzini che eravamo. Ci sediamo al tavolo mentre guardiamo i bambini in piedi sulle sedie bianche di plastica giocare a biliardino, le adolescenti sfilano con il pareo e gli occhiali da sole per sentirsi più grandi, le mamme invece con i cappelli di paglia e il rossetto per sentirsi più giovani. Sorseggio il mio espresso e guardo mio fratello assorto nei suoi pensieri, di sicuro sta pensando ai suoi impegni lavorativi, non riesce mai a staccare veramente.

«Voglio aprire un blog» gli dico all’improvviso e interrompo i suoi pensieri. E’ sempre la prima persona a cui penso da quando mio padre non c’è più, soprattutto quando ho bisogno di un consiglio importante.

Mi guarda stupito da quella affermazione. «Per fare cosa?»: mi chiede curioso.

«Per scrivere e condividere tutto: i fallimenti, i successi, le paure e il dolore. Voglio che sia un posto dove la gente si riveda e si senta meno strana o sola. Voglio normalizzare le esperienze di vita che abbiamo tutti in comune. Uno spazio per tutti perché mi piace scrivere» gli ho risposto come quando avevo 7 anni e mi ergevo anche io fiera sulla mia sedia di plastica con il braccio in aria, nemmeno fossi un supereroe.

«Mi sembra una bellissima idea. Sono sicuro che andrà bene» mi sorride.

Dopo tutti questi anni, mi appoggia in ogni idea folle come quando da bambini progettavamo un gioco pericoloso da fare insieme. Non gli dicevo mai di no nemmeno quando avevo paura, ed è ancora così.

«Che nome vuoi dargli?»

«Ancora non lo so. Voglio un nome che parli di un viaggio interiore, di cambiamenti, di un bagaglio e di cosa decidiamo di portare con noi di indispensabile. Chiederò consiglio a Sabrina per il nome».

Prendo il telefono e inizio a scrivere a mia cognata l’idea del blog e del nome da dargli. Ad un tratto mi scrive:

«Cosa ne pensi di: “La valigia di Effe”»

E’ semplicemente perfetto.

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Settembre 2024

Il mio racconto è stato pubblicato nel libro: “E poi fermare il tempo” e il 21 settembre ho partecipato alla presentazione a Firenze.

Dal 1 settembre è on line il mio blog: “La valigia di Effe”.

Ma io non ho smesso di voler imparare, mi sono iscritta ad un corso di scrittura autobiografica e fino agli inizi di dicembre mi sono collegata su zoom ogni giovedì sera e anche stavolta non ho fatto nemmeno un’assenza. Ho scritto quando ero stanca, ad orari impensabili come la mattina all’alba e a notte fonda. Ho scritto su bus, auto, treni e aerei e ho consegnato ancora una volta in tempo tutto quello che dovevo. Ho portato ovunque il mio pc come fosse un’appendice del mio corpo.

Gennaio 2025

Mancano pochi giorni all’anniversario del mio primo corso di scrittura. Un anno fa la mia vita cambiava ma io ancora non lo sapevo. Perché forse sono così i giorni che ti cambiano la vita, arrivano silenziosi e lenti, si insinuano tra le crepe della tua anima e piano piano ti trasformano in meglio.

Non ho grandi aspettative da questo nuovo anno, lascerò fare alla vita. Ognuno di noi solitamente si augura sempre qualcosa, forse per motivarsi ad andare avanti. Allora io voglio augurarvi di avere la fortuna che ho avuto io: di trovare una persona che vi faccia fiorire e che scopra le vostra passioni, che vi faccia credere in voi stessi e nei vostri sogni anche quando ancora non riuscite a vederli. Ma voglio augurarvi anche qualcosa di diverso, una cosa ancora più importante, ovvero di trovare una risposta a questa domanda:

Cosa mi piace fare?

Una domanda che nessuno ci pone, né da bambini, né da adulti. Una domanda che spesso nemmeno noi stessi ci poniamo. Ma forse è l’unica vera domanda che vale la pena di porsi per poter essere delle persone felici. Trovare una risposta è la chiave per tutto.

Ogni mio grande cambiamento interiore non è mai nato da una risposta, bensì da una domanda. E questa domanda mi ha attanagliato per anni. Mi ha tormentato perché non riuscivo a trovare una risposta, non sapevo cosa mi piaceva fare, così ad un certo punto la scelta più logica è stata smettere di chiedermelo. Ho vissuto per inerzia la mia vita, facendo le stesse cose per anni solo per non soffrire, senza rendermi conto che soffrivo di più. Ero infelice e frustrata.

Il 2024 mi ha regalato questa nuova consapevolezza, perché oggi io ho la risposta a questa domanda:

Mi piace scrivere.

Mi è sempre piaciuto scrivere e per la prima volta faccio qualcosa che non mi pesa, al contrario mi viene naturale e mi rende felice. Perché le parole sono importanti, sono potenti e se per anni sono stata la prima ad usarle male, ora so quanto valgono e voglio usarle con rispetto. Se non trovate subito una risposta a questa domanda, non preoccupatevi, perché arriverà. Ma non fate il mio errore: non smettete mai di pensarci o di chiedervelo. Passate notti insonni a pensarci e a cercare una risposta, perché la cosa che davvero conta è fare qualcosa che ci piace. Forse aveva ragione Confucio quando disse: “Fai quello che ami e non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita”.

A Paolo, che riesce a rendermi la versione migliore di me.

A quel corso di scrittura che mi ha cambiato la vita.

A mio fratello Giuseppe, che è da sempre il mio migliore amico e sostenitore.

A mia cognata Sabrina, per la sua costante presenza e i suoi preziosi consigli.

A Sara Gazzini, perché incontrarla è stato un regalo che mi ha fatto la vita.

Grazie.

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