Pensieri ed Emozioni

La lista dei desideri

Verso la fine dell’anno scorso ho compilato una lista dei desideri che speravo di realizzare per l’anno nuovo. All’inizio avevo pensato anche di darmi un limite di tempo, ma alla fine ho cambiato idea perché non volevo che una cosa bella diventasse uno stress. Dicono che se – oltre a pensarlo – un sogno lo scrivi, hai il 40% in più di possibilità di realizzarlo. Sono rimasta ferma qualche minuto di fronte a quella pagina, pensando a tutte le cose più fantasiose che avrei voluto fare. Ho pensato ai limiti che vorrei superare, a tutti i sogni nel cassetto che ho accumulato negli anni e che per mancanza di tempo e soldi ho sempre rimandato. Ho sognato in grande, in fondo non costa nulla e sono rimasta sorpresa di come solo questo mi rendesse felice, perché l’idea di un progetto, di un viaggio o di un paesaggio mi elettrizzava. Così – ancora una volta – ho inforcato la mia penna e ho iniziato a stilare la mia lista.

Tra i vari punti della mia lista ho scritto: Vedere l’aurora boreale.

Può sembrare un sogno banale, eppure per anni mi sono ritrovata a vedere foto e immagini di questa enorme scia verde e rossa nel cielo e di pensare: “chissà se un giorno riuscirò a vederla anche io”.

Chissà se resterò anche io senza fiato, se riuscirò ad immortalare quel momento magico, se lo racconterò con entusiasmo alle mie amiche.

Non amo il freddo e nemmeno la neve, chi mi conosce lo sa bene. Vivrei tutta la vita al caldo e in riva al mare, però uno dei sogni di Paolo era: fare un viaggio in Norvegia. Quando me l’ha proposto, ovviamente, non ho fatto i salti di gioia, ma non volevo rinunciasse al suo sogno e mi sembrava una buona occasione per poter realizzare anche il mio. Quest’anno ci siamo promessi di dedicarci del tempo. Tempo libero. Tempo per tutto quello che ci piace fare. Tempo per noi e per i nostri sogni. Semplicemente tempo di qualità.

Alla fine abbiamo prenotato i voli per Tromsø. Non ci affidiamo mai a delle agenzie, non pianifichiamo mai i percorsi, semplicemente prenotiamo degli appartamenti, delle guest house o degli ostelli dove dormire e per il resto: zaino in spalla e vediamo come spostarci.

Questo viaggio non è iniziato nel migliore dei modi, perché siamo atterrati in piena tempesta di neve e non passavano taxi e pullman per poter arrivare in città dall’aeroporto. La neve mi arrivava al ginocchio, ho maledetto interiormente Paolo e ho subito pensato “ma chi me l’ha fatto fare”. Eravamo partiti con l’intenzione di affittare un’auto a noleggio, un’idea che abbiamo subito scartato viste le condizioni meteo e la nostra totale inesperienza nel guidare sulla neve.

I due giorni seguenti il tempo non è migliorato, avevamo prenotato dei tour per l’aurora boreale che sono stati tutti annullati. In aggiunta abbiamo avuto a turno la gastroenterite. La maledizione peggiore di quando viaggi e per chi – come me – ama mangiare e assaggiare tutti i piatti tipici del posto.

Mia mamma mi ha detto al telefono: «sono stati di sicuro gli invidiosi, la gente ti avrà mandato mille maledizioni perché tu metti troppe foto». Abbiamo riso insieme a questa affermazione tanto vera quanto falsa. Ma alla fine cosa importa? Se anche le persone mi hanno augurato sfiga, questo non ha cambiato nulla sulla nostra tabella di marcia, anzi ho scoperto cose nuove su di me, su quanto riesco ad adattarmi ancora, di come riesco a sforzarmi per ciò che mi piace nonostante non fossi al meglio della mia forma fisica.

Se c’è una cosa che mi piace del viaggiare e dello spostarmi in generale, non sono solo i paesaggi e i posti nuovi che scopro, non è solo la cultura diversa con cui mi interfaccio o la degustazione di cibi mai mangiati ma è soprattutto l’allenamento continuo agli imprevisti, a come risolverli e – per una come me -anche a come non perdere facilmente la pazienza.

In questo viaggio non sono mancati gli imprevisti, ma siamo stati bravi a non farci sopraffare dalle situazioni e a cercare insieme una soluzione. Alla fine del viaggio ho sorriso, perché mi sono resa conto di come tutti quegli imprevisti, in realtà ci hanno permesso di prendere svariati autobus di linea dai viaggi interminabili ma di godere di paesaggi mozzafiato e di tramonti tra le montagne innevate. Abbiamo conosciuto persone provenienti da diverse parti del mondo ma questa volta per lo più di origine asiatica. Abbiamo viaggiato e mangiato insieme e mi sono divertita tantissimo quando – è stata la prima volta – ho visto una giapponese guardarmi per capire come usare coltello e forchetta, anche se alla fine ha mandato al diavolo le posate e ha usato il coltello come una bacchetta. Mi sono trovata di nuovo faccia a faccia con un altro mio grande limite: l’inglese. Stavolta non ho solo sgomitato Paolo per fargli fare da interprete, mi sono sforzata di capire e di interagire un pochino di più, con la promessa di migliorare in futuro il mio inglese.

Nonostante la gastroenterite e il maltempo iniziale siamo comunque riusciti a mangiare lo stufato di renna e il salmone cucinato in diverse maniere, e malgrado gli imprevisti siamo riusciti a fare il nostro giro in slitta con le renne e la cena in tenda con alcuni Sami (popolazione indigena della Lapponia).

Gli ultimi giorni fortunatamente il meteo è migliorato, ci siamo diretti al “Polar Park” e siamo riusciti a vedere la maggior parte degli animali artici, abbiamo proseguito il viaggio verso Narvik e il museo della guerra, siamo riusciti a vedere Svolvaer e a visitare le isole Lofoten, ma il nostro tour per l’aurora boreale continuava ad essere annullato o posticipato, fino al penultimo giorno dove siamo riusciti ad uscire ma non l’abbiamo vista e siamo rientrati infreddoliti e amareggiati.

Restava ormai una sola sera prima del nostro rientro in Italia, eravamo seduti sull’autobus per tornare a Tromsø e saremmo arrivati – se tutto fosse andato bene – verso le 17.30 e l’ultimo tour partiva alle 18.30, correvamo il rischio di non farcela e di perdere per la seconda volta i soldi. Ci abbiamo pensato qualche minuto ma alla fine abbiamo deciso di rischiare e di darci un’altra possibilità. Siamo arrivati alla stazione dei bus dopo 8 ore di pullman, ci siamo sistemati lì, abbiamo preso due panini al volo, zaino in spalla e siamo andati a prendere un altro pullman che ci avrebbe portato al confine con la Finlandia per vedere l’aurora boreale.

Vi svelo un segreto: non è cosi facile come si crede vedere l’aurora boreale. Il cielo deve essere limpido, senza nuvole, deve essere buio e deve esserci un’attività del campo magnetico molto alta. E credetemi trovare un giorno in cui tutte queste cose combacino al polo nord non è cosi semplice, soprattutto se il tempo a disposizione è limitato. E spesso non è nemmeno visibile ad occhio nudo o comunque non è così forte come l’avete vista spesso nelle foto.

Siamo arrivati intorno alle 21.30/22.00 in un campo completamente deserto, abbiamo bevuto un the caldo tutti insieme attorno al fuoco e siamo rimasti lì ad aspettare. Abbiamo aspettato qualche ora che qualcosa si muovesse e poi verso mezzanotte le urla di una ragazza hanno attirato la nostra attenzione. Ci siamo precipitati con gli occhi fissi verso il cielo e ad un tratto ecco un leggero panno grigio e rosa che si muoveva nel cielo, è durato qualche secondo, davvero il tempo di una foto ed è di nuovo sparita. Di lì a poco è comparsa dalla parte opposta del cielo, di nuovo il tempo di due foto.

La visione dell’aurora boreale non è stata affatto come l’avevo sognata per anni. Anzi, lì per lì sono rimasta anche un po’ delusa, tutta quella fatica e quella ricerca per una stria che ad occhio nudo non era nemmeno così visibile. Ho scoperto quel giorno che nelle foto si vede in maniera più nitida perché ovviamente le fotocamere hanno una risoluzione migliore rispetto all’occhio umano, e quindi ho pensato subito a quante persone hanno mentito sui social mostrando qualcosa che magari non hanno mai visto o semplicemente modificando i colori della foto per renderla più figa di quello che è davvero.

Ho riflettuto su questa nuova consapevolezza: non tutto quello che la gente mostra o racconta sui social è reale. E se basta una foto con due colori per modificare un’aurora boreale è renderla un’esperienza eccezionale, pensate cosa possono costruire le persone perché alla fine l’importante è mostrare quanto la mia vita è più figa della tua. Non ci cascate, è un trucco. Prendetevi sempre la briga di andare a vedere voi stessi un luogo, di intraprendere un viaggio o di fare un’esperienza perché la verità è che alla fine è tutto soggettivo.

Forse siamo stati semplicemente “sfortunati” nel non aver beccato un giorno in cui fosse così forte da poter essere vista ad occhio nudo ma nonostante la sfiga, gli imprevisti e le aspettative deluse, anche noi siamo riusciti a farci una foto ed ovviamente non è molto social, ma siamo felici lo stesso perché il viaggio per la ricerca dell’aurora boreale – per me – è stato più bello dell’aurora stessa. Siamo rientrati in ostello in punta di piedi alle 3 di notte, distrutti dalla stanchezza eppure ho pensato subito che ne era valsa la pena perché alla fine, anche se non è stata come mi aspettavo, sono riuscita a spuntare uno dei desideri della mia lista.

Continuerò a spuntare ogni sogno che riuscirò a realizzare, voi intanto non smettete di compilare la vostra lista dei desideri.

Ai sogni nel cassetto,

agli imprevisti che fanno parte del gioco,

a questo fantastico viaggio.

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